Il motore protesta contro la decisione del Tribunale di Roma: "Senza URL l'accusa è infondata".
"Questa decisione," - spiega il comunicato stampa emesso da Yahoo! Italia - "che vuol far monitorare alle aziende di motori di ricerca il contenuto di terze parti sul web, non solo è in contrasto con la legge esistente e i principi riportati nella direttiva sull'e-commerce, ma può addirittura portare a gravi conseguenze restrittive sulla libera espressione in Internet".
Il giudice aveva avallato l'accusa di PFA, società distributrice del film About Elly, secondo la quale il motore di ricerca sarebbe responsabile per la presenza, tra i risultati da esso forniti, di link a siti contenenti illegalmente il film. Per questo motivo PFA ha intenzione di richiedere un milione di euro di danni.
Yahoo! ribadisce ora i rischi connessi all'apparente decisione di rendere i motori responsabili dei contenuti che indicizzano, spalancando la porta alle rimostranze legali di chiunque si senta danneggiato da risultati a lui sgraditi.
Inoltre, l'azienda lamenta il fatto che "il pretendente non ha fornito indicazione del nome o dell'URL dei siti illegali, nonostante un'ingiunzione in merito": in pratica PFA ha genericamente richiesto di eliminare dai risultati del materiale pirata, senza specificare quali siano i siti, apparsi tra i risultati, da oscurare.
È poi senz'altro curioso come tutta l'attenzione del distributore si sia concentrata soltanto sui motori di ricerca e non, come sarebbe più logico, sui siti materialmente responsabili di diffondere illegalmente i contenuti protetti.
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