domenica 24 aprile 2011

Google risponde sulla conservazione dei dati sui telefoni Android, Apple non ancora

È immediata la risposta di Google agli articoli del Wall Street Journal e del Guardian: i due quotidiani hanno segnalato che gli smartphone Android inviano in modo automatico informazioni relative alle coordinate del luogo dove sono in funzione.
Ma attraverso un portavoce Google spiega che gli utenti di cellulari con il suo sistema operativo Android possono scegliere quali dati trasmettere, attraverso procedure di "opt-in" e "opt-out". Viene sempre richiesto il permesso di utilizzare la propria posizione sul territorio, per esempio, quando installano un'applicazione che richiede la localizzazione per il suo funzionamento, come il social network Latitude. 

È l' "opt-in": chiunque può decidere se vuole o meno fornire i dati richiesti. Inoltre, Google ricorda che gli utenti possono valutare sempre di ritirare il proprio consenso già dato ("opt-out"). E ancora, "Big G" sottolinea che in realtà le informazioni sono associate a un numero identificativo (unique ID): il codice però non è legato a dati personali, ma al territorio.

La discussione sull'invio di informazioni geografiche si è intensificata dopo che due ricercatori hanno annunciato, durante la conferenza Where 2.0, che gli iPhone con sistema operativo iOS4 archiviano un file, non cifrato, in grado di registrare latitudine, longitudine e ora. È stato il punto di partenza per un ampio dibattito su internet. Apple non ha risposto alle richieste di chiarimenti, avanzate anche da due senatori degli Stati Uniti. Ma ha ricordato che gli utenti possono decidere l' "opt-out" dalle applicazioni che necessitano di dati geografici. Nel caso di Google e di Apple, la determinazione del luogo dove si trova uno smartphone non avviene con sistemi satellitari gps, ma attraverso un'analisi degli hotspot wifi presenti nelle vicinanze: la misurazione di alcuni parametri, come l'intensità del segnale e l'indirizzo mac dei punti di accesso wireless pubblici, abilita la localizzazione, attraverso il confronto con le mappature preesistenti delle reti wifi. Tra i primi a sviluppare la tecnologia è stata Skyhook all'inizio dello scorso decennio.

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