È immediata la risposta di Google agli articoli del Wall Street Journal e del Guardian: i due quotidiani hanno segnalato che gli smartphone Android inviano in modo automatico informazioni relative alle coordinate del luogo dove sono in funzione. 
Ma attraverso un portavoce Google spiega che gli utenti di cellulari  con il suo sistema operativo Android possono scegliere quali dati  trasmettere, attraverso procedure di "opt-in" e "opt-out". Viene sempre  richiesto il permesso di utilizzare la propria posizione sul territorio,  per esempio, quando installano un'applicazione che richiede la  localizzazione per il suo funzionamento, come il social network  Latitude. 
È l' "opt-in": chiunque può decidere se vuole o meno fornire i dati  richiesti. Inoltre, Google ricorda che gli utenti possono valutare  sempre di ritirare il proprio consenso già dato ("opt-out"). E ancora,  "Big G" sottolinea che in realtà le informazioni sono associate a un  numero identificativo (unique ID): il codice però non è legato a dati  personali, ma al territorio.
La discussione sull'invio di informazioni geografiche si è  intensificata dopo che due ricercatori hanno annunciato, durante la  conferenza Where 2.0, che gli iPhone con sistema operativo iOS4 archiviano un file, non cifrato, in grado di registrare latitudine, longitudine e ora.  È stato il punto di partenza per un ampio dibattito su internet. Apple  non ha risposto alle richieste di chiarimenti, avanzate anche da due  senatori degli Stati Uniti. Ma ha ricordato che gli utenti possono  decidere l' "opt-out" dalle applicazioni che necessitano di dati  geografici. Nel caso di Google e di Apple, la determinazione del luogo  dove si trova uno smartphone non avviene con sistemi satellitari gps, ma  attraverso un'analisi degli hotspot wifi presenti nelle vicinanze: la  misurazione di alcuni parametri, come l'intensità del segnale e  l'indirizzo mac dei punti di accesso wireless pubblici, abilita la  localizzazione, attraverso il confronto con le mappature preesistenti  delle reti wifi. Tra i primi a sviluppare la tecnologia è stata Skyhook  all'inizio dello scorso decennio.
16:01
KThree




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